07 febbraio 2007

Un altro che ha capito tutto...

Leggevo questo articolo (in inglese): pieno di imprecisioni e fatti soggettivi dell'autore portati avanti come obiettivi (ad esempio, gli utenti Mac tecnologicamente insicuri per paura delle complicazioni dei PC - mi si applica proprio a pennello, vista la quantità di PC che ho assemblato per conto di amici e parenti!), mi rifiuto di commentarlo nel merito perché dovrei criticare ogni riga.

Voglio però solo confrontarlo con una considerazione che ho fatto ieri: dove lavoro sviluppiamo software per praticamente tutte le piattaforme attuali usate in ambito professionale, e i vari team si trovano il martedì pomeriggio per la sintesi del loro lavoro settimanale. Con le dovute eccezioni, l'incontro va come segue:

- Team X, Y e Z (dove per X, Y e Z mettete un sistema operativo): "Abbiamo risolto questo problema, questo conflitto, ...."
- Team Mac: "Abbiamo aggiunto questa funzione, e questa, e questa..."

La constatazione è arrivata all'improvviso, ed è una delle migliori risposte che potrò mai pensare alla domanda sul perché abbia iniziato e poi sempre continuato a lavorare su questo sistema.